Creator di Onlyfans sotto accertamento fiscale

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OnlyFans è una piattaforma digitale a pagamento, fondata a Londra nel 2016, che consente ai creator di monetizzare i propri contenuti attraverso abbonamenti mensili. La forte crescita si è registrata nel 2020, quando la pandemia ha spinto numerose persone ad adottarla come canale diretto di guadagno, raggiungendo velocemente volumi economici tali da attirare l’attenzione ed i controlli dell’Amministrazione finanziaria.

Il quadro generale

Nel contesto dell’economia digitale, l’attività di accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria è sempre più raffinata.

Le verifiche fiscali sui content creator avvengono oggi attraverso un sistema integrato di controlli documentali, incroci telematici e attività investigative. Più nel dettaglio, l’Agenzia delle Entrate sfrutta l’analisi dei flussi bancari e delle movimentazioni sospette, anche su conti esteri, per ricostruire il reddito reale dei soggetti monitorati.

Altrettanto rilevante è l’attività ispettiva della Guardia di Finanza, che può attivare controlli anche su base indiziaria, verificando eventuali incongruenze tra il tenore di vita e i redditi dichiarati, oltre che indagare su eventuali trasferimenti fittizi della residenza fiscale all’estero.

Per questo motivo, chi opera in contesti digitali come OnlyFans dovrebbe essere consapevole che l’omessa o infedele dichiarazione dei redditi è oggi - più che mai - facilmente rilevabile dagli organi preposti e può comportare conseguenze economiche e legali di rilievo.

 

 

I profili di rischio

L’individuazione dei compensi non dichiarati da parte dei creator attivi su OnlyFans è possibile grazie ad un articolato sistema di controlli.

In primo luogo, l’Agenzia delle Entrate riceve le informazioni trasmesse dalle piattaforme digitali ai sensi della Direttiva DAC7. Tale direttiva, recepita anche dall’Italia, obbliga i marketplace e i portali a pagamento a comunicare periodicamente i dati relativi ai compensi generati dai propri utenti, siano essi residenti o meno nel territorio nazionale.

Inoltre, non andrebbe sottovalutata l’analisi delle informazioni rese pubbliche dal contribuente stesso: i contenuti postati sui social - come viaggi di lusso, beni costosi o evidenti campagne promozionali - potrebbero ben concorrere alla ricostruzione del reddito effettivo, specie se in contrasto con i dati dichiarati.

Infine, si registrano numerosi casi in cui i creator decidono di trasferire la residenza fiscale all’estero, spesso in Stati a fiscalità privilegiata. Tuttavia, in assenza di un trasferimento attentamente pianificato ed una residenza fiscale estera correttamente incardinata, l’Amministrazione finanziaria potrebbe contestarne l’effettività, con conseguente recupero di tutte le imposte non versate in Italia.

 

Le potenziali sanzioni

Nel panorama sanzionatorio, l’omessa dichiarazione dei redditi comporterebbe una sanzione amministrativa che va dal 120% al 240% (per le violazioni commesse sino al 1.09.2024) dell’imposta dovuta.

Se, invece, la dichiarazione è stata trasmessa ma contiene importi inferiori a quelli effettivi – ossia in caso di dichiarazione infedele - la sanzione sarebbe compresa tra il 90% e il 180% (per le violazioni commesse sino al 1.09.2024) della maggiore imposta accertata.

Da non trascurare l’eventuale mancata compilazione del Quadro RW nel caso in cui la presentazione dello stesso è richiesta ai fini del monitoraggio fiscale. A tale omissione si applica il seguente regime sanzionatorio:

  • dal 3% al 15% di quanto non dichiarato è detenuto in Paesi non black list;
  • dal 6% al 30% di quanto non dichiarato è detenuto in Paesi black list.

In aggiunta, qualora l’importo dei redditi non dichiarati dovesse superare determinate soglie, il rischio si sposterebbe anche sul piano penale.

 

 

L’importanza di una consulenza tempestiva

In un contesto normativo sempre più complesso e soggetto a controlli digitalizzati, anticipare il problema è spesso la strategia migliore.

La mancata consapevolezza dell’effettive implicazioni fiscali delle attività online richiede una consulenza fiscale preventiva, così che si possa valutare - fin da subito - eventuali profili di rischio, inquadrando i redditi percepiti e le giurisdizioni coinvolte.

Un’analisi accurata e personalizzata permetterebbe non solo di evitare pesanti sanzioni, ma di adottare soluzioni fiscalmente efficienti, tutelando il proprio business digitale nel lungo periodo.

 

In conclusione

L’Italia è il terzo Paese in Europa per numero di content creator, con circa 37.700 professionisti attivi, registrando tra il 2020 e il 2023 una crescita del 33% nel settore dell’influencer marketing. Resta però fondamentale promuovere una cultura digitale che riconosca pienamente il valore di un efficace supporto legale e fiscale.

 

Fidinam può aiutarti

Questo articolo è a cura di Lorenzo Portolano e Federico Vecchiattini del team di consulenza fiscale di Fidinam Italia.

In caso di chiarimenti oppure per richiedere una consulenza fiscale, è possibile contattarci tramite l'apposito formulario.

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