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Italia - Rassegna stampa settimanale dal 15 al 21 novembre 2025

Scritto da Fidinam News | 21/11/2025

Le news tributarie più importanti della settimana raccolte dai professionisti di Fidinam Italia in materia di: Legislazione, Giurisprudenza, Prassi, Dottrina, Attualità.

Legislazione



  • DDL di Bilancio 2026, commentato in:

    -  “Dichiarazioni di assenza e di morte presunta con termini dimezzati”, IlSole24Ore del 14.11.2025, pagina 37: L’art. 38 del DDL in analisi aggiorna le regole su assenza e morte presunta, adeguandole ai moderni sistemi di circolazione delle notizie e di reperibilità delle persone, riducendo i tempi. Infatti, l’assenza potrà essere dichiarata dopo 1 anno dall’ultima notizia della persona (oggi 2 anni) e la morte presunta dopo 5 anni (oggi 10), mentre restano invariati i termini speciali dei casi eccezionali.
    -  “Lega e Forza Italia rilanciano la mossa antisommerso sull’oro”, IlSole24Ore del 15.11.2025, pagina 3: Gli emendamenti al vaglio della commissione Finanze del Senato introducono la possibilità di rivalutare volontariamente l’oro da investimento con un’imposta sostitutiva del 12,5% (versione Lega) o del 13% (Forza Italia). I promotori chiariscono che si tratta di un affrancamento volontario simile alle rivalutazioni di terreni, immobili e partecipazioni, volto a evitare che in caso di vendita l’oro sia tassato sul valore complessivo con aliquota al 26% anziché sulla sola plusvalenza. Il meccanismo mira, inoltre, a riportare sul mercato legale le cessioni di oro, bloccate negli ultimi due anni proprio per l’attuale regime fiscale.
    - “Cessioni d’azienda, Pex e assegnazioni escluse dalla stretta sulle plusvalenze”, IlSole24Ore del 17.11.2025, pagina 20: La DDL in analisi prevede di modificare in senso restrittivo la rateazione delle plusvalenze ex art. 86, co. 4, del TUIR, innalzando da tre a cinque anni il periodo minimo di possesso dei beni e riducendo da cinque a tre esercizi il periodo massimo di ripartizione del provento. Le nuove disposizioni, applicabili dal periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2025, non incidono sulla cessione d’azienda, sulle partecipazioni Pex né sui plusvalori da autoconsumo, assegnazione ai soci o destinazione estranea, che restano integralmente imponibili nell’anno. Per i beni strumentali, inclusi gli immateriali non iscritti, e per i risarcimenti per loro perdita o danneggiamento, la rateazione diventa quindi meno accessibile e con beneficio temporale ridotto, con un più rapido reversal delle imposte differite.
    - “Piani di stock option tra restyling normativo e problemi di qualificazione fiscale”, Il Quotidiano del Commercialista del 17.11.2025: Il DDL in analisi estende per il 2026 la disciplina dell’art. 95, co. 6-bis, del TUIR anche ai piani di stock option cash settled, per i quali la deduzione dei costi rilevati a conto economico avverrà al momento della definitiva quantificazione del debito verso i beneficiari, ricalcando quanto già previsto per i piani equity settled dalla L. n. 207/2024. Secondo l’IFRS 2, nei piani equity settled il costo riduce l’utile e genera una riserva patrimoniale senza reale incremento del patrimonio, con effetti sulla distribuibilità e sul trattamento fiscale. Dopo la legge di bilancio 2025, la mancata assegnazione degli strumenti comporta la perdita definitiva della deduzione dei costi maturati, creando una disparità rispetto ad altri asset, che continuano a essere dedotti secondo il loro consumo economico.
    - “Per i dividendi si fa strada l’ipotesi della soglia al 5%”, Il Quotidiano del Commercialista del 20.11.2025: L’articolo esamina gli emendamenti al DDL in analisi relativi alla nuova tassazione dei dividendi derivanti da partecipazioni inferiori al 10%, che il testo originario prevedeva di assoggettare a imposizione integrale. Alcune proposte puntano a cancellare del tutto la norma, mantenendo la detassazione del 95% e compensando il mancato gettito con tagli di spesa o maggior IRAP su banche e assicurazioni. Altri emendamenti mirano invece a modulare la riforma: l’esclusione del 95% sarebbe conservata per partecipazioni almeno pari al 5% o con valore fiscale minimo di 2,5 milioni. Si propone inoltre di allineare i requisiti dei dividendi a quelli delle plusvalenze, riformando la participation exemption e legandola anche all’entità della partecipazione. Sono previste modifiche anche alle ritenute su dividendi verso società UE/SEE, che beneficerebbero dell’aliquota ridotta solo se rispettati i nuovi requisiti dimensionali.

  • Decreto attuativo approvato dal Cdm n. 149/2025, commentato in “Terzo settore, sull’esclusione Iva proroga decennale fino al 2036”, IlSole24Ore del 20.11.2025, pagina 38: Il decreto attuativo della delega fiscale (L. n. 111/2023) in analisi dovrebbe introdurre una proroga decennale, fino al 2036, dell’esclusione Iva per le attività istituzionali svolte dagli enti associativi verso corrispettivi specifici, ponendo fine alle proroghe annuali e tutelando gli enti minori dagli oneri legati all’apertura della partita Iva. La misura nasce dal confronto tra Mef e Commissione Ue per garantire un quadro stabile e coerente con la normativa europea. Parallelamente, il decreto interviene sulle esenzioni Iva applicabili agli enti del Terzo settore in vista della scomparsa della categoria Onlus dal 2026, sostituendo i riferimenti con quelli agli Ets non commerciali ed escludendo le imprese sociali societarie, salvo mantenere continuità per le cooperative sociali. Resta ora da verificare il testo definitivo nel Consiglio dei ministri.

Giurisprudenza

 

  • Ordinanza n. 28888/2025 della Corte di cassazione, commentata in “Per le sanzioni risponde solo la società anche senza personalità giuridica”, Il Quotidiano del Commercialista del 19.11.2025: La Cassazione, con l’ordinanza in analisi, ribadisce che per le società di persone ha continuato ad applicarsi l’art. 11 del D.lgs. n. 472/1997 ai sensi del quale la sanzione fiscale può colpire sia l’ente sia i soci, secondo un principio di responsabilità solidale. Il sistema “binario” introdotto nel 2003, infatti, ha escluso la responsabilità dei soci e degli amministratori solo per le società di capitali, che rispondono esclusivamente con il proprio patrimonio. La Corte segnala però che questo impianto è destinato a cessare per le violazioni commesse dopo il 31 agosto 2024 poichè il D.lgs. n. 87/2024 introduce la responsabilità diretta dell’ente per società di persone ed enti non riconosciuti, superando la solidarietà automatica. La società diventa quindi il primo soggetto sanzionabile, mentre l’eventuale coinvolgimento dei soci resta legato alle regole civilistiche o a responsabilità personali specifiche.
  • Ordinanza n. 30569/2025 della Corte di cassazione, commentata in “Benefici agli impatriati anche con dichiarazione integrativa”, Il Quotidiano del Commercialista del 21.11.2025: Con l’ordinanza in analisi, la Cassazione riconosce la possibilità per un lavoratore impatriato di accedere al regime agevolato ex art. 16 D.lgs. n. 147/2015 anche tramite dichiarazione integrativa, pur se presentata oltre i 90 giorni e in assenza di richiesta al datore di lavoro. La Corte smentisce l’interpretazione fornita della circ. dell’Agenzia delle Entrate n. 33/2020 e richiama precedenti pronunce (Cass. nn. 34655/2024 e 15234/2025), affermando che il regime non è subordinato a specifici adempimenti formali introdotti dalla prassi, poiché la normativa non prevede decadenze diverse dal mancato mantenimento della residenza per due anni. Il rimborso spetta quindi a chi dimostra i requisiti sostanziali, anche tramite rimborso richiesto con dichiarazione integrativa.



Prassi

 

  • Risposta ad istanza di interpello n. 290/2025 dell’Agenzia delle Entrate, commentata in “Pensione Usa “volontaria” tassata esclusivamente in Italia”, Il Quotidiano del Commercialista del 13.11.2025: L’Agenzia delle Entrate, con la risposta in analisi, ha chiarito il trattamento fiscale delle somme percepite in Italia dall’erede di un cittadino italiano-statunitense, derivanti dalla liquidazione di un fondo pensione volontario statunitense. Sul piano interno, tali importi – seppur frutto di versamenti volontari – sono qualificati come “pensioni di ogni genere” ai sensi dell’art. 49 del TUIR e, poiché percepiti dall’erede, sono soggetti a tassazione separata. Sul piano convenzionale, l’Agenzia esclude l’applicazione dell’art. 18 della Convenzione Italia-USA, ritenendo che i trattamenti derivanti da accantonamenti volontari non collegati a un rapporto di lavoro rientrino nell’art. 22 (“Altri redditi”), imponibili esclusivamente in Italia. Ne consegue che gli Stati Uniti non avrebbero dovuto applicare ritenute e che l’erede può chiedere rimborso o avviare una procedura amichevole in caso di diniego.
  • Risoluzione n. 67/2025 dell’Agenzia delle Entrate, commentata in “Nessuna variazione del reddito concordato per le provvigioni”, Il Quotidiano del Commercialista del 21.11.2025: Con la risoluzione in analisi, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che le provvigioni di ingresso riconosciute ai consulenti finanziari in caso di cambio di preponente sono assimilate ai ricavi e non generano variazioni del reddito d’impresa nel concordato preventivo biennale (CPB). Poiché l’elenco delle componenti da rettificare previsto dall’art. 16 del D.lgs. n. 13/2024 è tassativo, tali provvigioni – non rientrando tra plusvalenze, sopravvenienze o altre voci indicate – restano irrilevanti ai fini delle variazioni del reddito concordato. L’Agenzia precisa che si tratta di provvigioni legate a un evento straordinario ma derivanti dall’attività tipica del consulente. Di conseguenza, nel CPB tali provvigioni restano assorbite nel reddito proposto e accettato, senza necessità di rettifiche.



Civile e impresa

  • Sentenza n. 30133/2025 della Corte di cassazione, commentata in “Diritto di recesso dei soci: stretta della Cassazione”, IlSole24Ore del 18.11.2025, pagina 49: La Cassazione, con la sentenza in analisi, ha interpretato l’art. 2437 del c.c. stabilendo che il socio non può esercitare il recesso se ha comunque contribuito a un’operazione complessa e unitaria, anche quando non abbia votato la delibera finale. Nel caso dell’integrazione tra Premafin/Fondiaria-SAI e Unipol, le società riconducibili ai Ligresti avevano chiesto il recesso dopo la delibera di fusione del 2013, ma la Corte ha rilevato che esse avevano partecipato alle fasi preparatorie essenziali, rendendo la fusione l’esito naturale di un progetto condiviso fin dall’origine. Poiché il concorso alla deliberazione non coincide solo con il voto ma comprende ogni apporto causale, e poiché il recesso deve essere esercitato secondo buona fede e non a fini opportunistici, la Corte ha confermato l’illegittimità del recesso.
  • Sentenza n. 30533/2025 della Corte di cassazione, commentata in “Revoca e responsabilità degli amministratori di S.r.l. sono su binari diversi”, Il Quotidiano del Commercialista del 21.11.2025: Con la sentenza in analisi, la Cassazione chiarisce che il socio di una S.r.l. può chiedere la revoca cautelare degli amministratori anche quando l’azione di merito abbia ad oggetto la loro revoca definitiva e non solo quando sia proposta un’azione di responsabilità. La Corte supera l’orientamento restrittivo di alcuni Tribunali, secondo cui la revoca cautelare sarebbe ammissibile solo se collegata all’azione sociale di responsabilità, in ragione dell’avverbio “altresì” e del principio di tassatività delle azioni costitutive. Accoglie invece la tesi più ampia, sostenuta da altra giurisprudenza di merito, secondo cui la norma attribuisce al socio un autonomo potere di chiedere sia la misura cautelare sia la revoca in via principale. La Corte osserva che limitare la revoca cautelare alla sola azione di responsabilità sarebbe incoerente con il sistema e con la funzione della misura, volta a rimuovere l’amministratore autore di gravi irregolarità. Conclude quindi che il socio è legittimato a proporre direttamente l’azione di revoca, essendo tale facoltà implicitamente contenuta nell’art. 2476 c.c.



Dottrina e Attualità

 

  • Cortocircuito del trattamento dei dividendi tra disciplina CFC e Pillar 2”, Il Quotidiano del Commercialista del 15.10.2025: I gruppi multinazionali con controllate estere devono oggi confrontarsi sia con la disciplina CFC dell’art. 167 TUIR sia, oltre i 750 milioni di ricavi, con la global minimum tax (GMT) introdotta dal D.lgs. n. 209/2023. Pur nate con logiche diverse, entrambe mirano a contrastare il profit shifting e a tutelare la base imponibile nazionale: la CFC anticipa la tassazione dei redditi esteri per trasparenza, mentre la GMT garantisce un’imposizione minima del 15% in ogni giurisdizione. Il legislatore ha previsto una gerarchia che attribuisce prevalenza alla GMT, ma persistono asimmetrie applicative, soprattutto sul trattamento dei dividendi. Un esempio mostra come la stessa situazione possa non integrare i presupposti GMT, ma ricadere pienamente nella disciplina CFC, generando effetti opposti nonostante l’assenza di intenti elusivi. Da qui l’esigenza di un migliore coordinamento, in particolare uniformando il calcolo dell’ETR ed escludendo i dividendi in entrambe le normative.
  • Incasso giuridico, soci esteri al bivio tra Fisco e Cassazione”, IlSole24Ore del 17.11.2025, pagina 21: L’articolo esamina l’incertezza ancora aperta sulla validità della teoria dell’“incasso giuridico” nelle rinunce ai crediti verso società partecipate. Tale finzione, introdotta nel 1994 per evitare salti d’imposta, è stata superata dalla riforma del 2015 che, con l’art. 88, co 4-bis, del TUIR, qualifica la rinuncia come sopravvenienza attiva per la società partecipata, rendendo inutile la fictio. La Cassazione ha confermato più volte questa impostazione (sentenze nn. 16595/2023, 14921/2025 e 19700/2025), affermando che il credito non incassato ha valore fiscale zero, con tassazione integrale in capo alla società e senza aumento del costo della partecipazione. L’Agenzia delle Entrate continua però a sostenere la validità dell’incasso giuridico nelle risposte nn. 59/2025 e 182/2025, attribuendo al credito un valore fiscale pari al nominale, soprattutto nei casi di soci persone fisiche, in contrasto con l’orientamento giurisprudenziale.



 

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